Articolo a cura di CODIS, Associazione per il controllo, la Diagnostica strutturale e la Sicurezza delle Strutture Infrastrutture e Beni Culturali pubblicato sul trimestrale cartaceo Lo Strutturista.
Il patrimonio edilizio ed infrastrutturale italiano (ed anche quello europeo) risente, come noto, di notevoli problematiche collegate all’età di costruzione, allo stato di manutenzione, alle particolari vulnerabilità dovute a tecniche costruttive storiche ed effetti di sito. La diagnostica strutturale ed il controllo ispettivo rappresentano un passaggio obbligato verso la riduzione delle condizioni di rischio delle strutture, guidando la successiva programmazione di interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria.
É un fatto acclarato che una buona diagnostica e dei controlli adeguati e mirati allungano la vita di un’opera permettendo di programmare interventi giustamente collegati ad una razionalizzazione e minimizzazione delle risorse al fine di ottenere livelli di sicurezza strutturali quanto meno adeguati.
Le modifiche apportate alle NTC 2018 e ribadite sulla relativa circolare esplicativa 2019, che imponevano che il prelievo dei campioni su edifici esistenti fosse eseguito esclusivamente da Laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R 380-2001 (cioè tutti quelli previsti dalla legge 1086/71), hanno portato ad una stagione di confronto tra tutti coloro che operavano nel settore delle indagini su edifici esistenti aprendo un dibattito che ha ragionevolmente portato ad una evoluzione culturale e normativa di grande avanguardia.
Questa attività di concertazione ha trovato la sua formalizzazione nella modifica dell’art. 59 del D.P.R 380/2001 con l’istituzione dei laboratori lettera C.bis (Laboratori per prove e controlli sui materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti) le cui specifiche di autorizzazione sono codificate dalla circolare n.633/STC (Criteri per il rilascio dell’autorizzazione ai Laboratori per prove e controlli sui materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti).Il MIT tramite il Servizio Tecnico Centrale ha cioè finalmente regolamentato un settore, come quello della diagnostica in situ, stabilendo criteri di qualità, terzietà, formazione del personale operante che sono indispensabili per strutture ed operatori che svolgono servizio di pubblica utilità cioè attività proprie del- lo stato in funzione di esso (regime concessorio di attività proprie dello Stato).
Se è pur vero che tutti i provvedimenti sono sicuramente migliorabili e perfettibili, si deve ricordare che a seguito dell’emanazione della legge 1086/71 le ultime circolari esplicative ed integrative, inerenti la materia, sono state emanate dopo quasi 30 anni: è quindi, quello che si prospetta, un cambiamento epocale.
In questo articolo si vogliono sottolineare le opportunità collegate all’applicazione della circolare n.633/STC, rimandando ad un successivo approfondimento le indicazioni su possibili evoluzioni della stessa.
Da una prima lettura poco attenta o superficiale della circolare autorizzativa si potrebbe rimanere sorpresi dagli obblighi imposti, che tuttavia risultano non affatto complicati o eccessivamente onerosi se affrontati con l’ottica di un approccio graduale (regime transitorio: Direttore tecnico e due sperimentatori per i primi 36 mesi) e limitato ad una autorizzazione minima relativa a calcestruzzi e murature.
É pur vero che una struttura che svolge compiti collegati alla diagnostica su edifici esistenti anche oggi aldilà del regime autorizzativo o meno richiesto – non dovrebbe prescindere da un sistema di qualità che abbia come obiettivo l’esecuzione di prove con persona – le adeguatamente formato o certificato e con l’ausilio di procedure standardizzate e sistemi di misura adeguatamente tarati e controllati. In questa ottica, la circolare n.633/STC non fa altro che ribadire un concetto che dovrebbe rientrare nell’ordinario.
Lo stesso ragionamento può essere parimenti esteso anche al personale minimo, in quanto l’esecuzione di una campagna di indagini o la normale attività di controllo su strutture esistenti (si pensi ad una prova di carico su solaio) non vengono mai eseguite da un singolo soggetto ma piuttosto da una equipe di tecnici, anche se provenienti da realtà lavorative ed ambiti differenti.
La vera novità che traspare da un’attenta analisi delle recenti normative sul controllo delle strutture esistenti, è di tracciare un percorso che porta alla creazione di una filiera virtuosa collegata al miglioramento qualitativo dei risultati delle diagnosi strutturali e di solide fondamenta di qualsiasi processo di messa in sicurezza, riparazione, miglioramento, adeguamento strutturale: una corretta esecuzione di prove e controlli strutturali deve essere sempre preceduta da una progettazione di una campagna di indagini ragionata e redatta da un professionista del settore il cui scopo sia quello di verificare condizioni ripetitive, ridondanti o localizzate per la redazione di un piano esecutivo delle prove e dei controlli. Parimenti: sempre un tecnico competente e specializzato dovrebbe occuparsi sia della direzione delle indagini che della campagna stessa (da lui o da altri progettata), dell’elaborazione ed interpretazione dei dati con stesura di una relazione giustificativa delle specifiche dei materiali esistenti e degli eventuali livelli di conoscenza collegati alla diagnostica. In questa ottica, appaiono lodevoli gli sforzi che enti come CER- Ting stanno mettendo in campo per la certificazione di tecniche che possano svolgere in maniera qualificata i compiti sopra descritti.
Nel prossimo futuro un ulteriore sforzo deve essere profuso dagli organi professionali nell’adeguamento delle parcelle con la creazione di voci adeguate e collegate a specifici compiti come: redazione del piano di indagini, direzione della campagna prove, redazione della relazione interpretativa finale dei dati con giustificativo del livello di conoscenza. Il riconoscimento di queste competenze, che oggi non risultano “codificate”, permetterebbe la creazione di un legame “professionista specializzato”–“laboratorio prove” che garantirebbe terzietà e qualità.
Le recenti Linee guida per la “classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti” sembrano cogliere questa evoluzione individuando la necessità di ispettori (di cui il STC si riserva di specificare i requisiti con apposito regolamento ma che per logica dovrebbero coincidere con professionisti specializzati) che progetteranno, dirigeranno e interpreteranno le campagne di indagine svolte dai laboratori prove di cui alla circolare 633/STC. In quest’ottica, si auspica una nuova stagione in cui laboratori e professionisti specializzati, ognuno per le specifiche competenze e capacità, concorrano e collaborino ad elevare il livello tecnico per l’ottenimento di risultati sulle strutture esistenti che permetteranno di avere una progettazione che sia sempre più efficiente e collegata ad un reale innalzamento dei livelli di sicurezza cosa che non è mai garantita né automatica quando non si dispone di una diagnostica di qualità.
CODIS, Associazione per il controllo, la Diagnostica e la Sicurezza delle Strutture Infrastrutture e Beni Culturali è partner tecnico di SED, il Salone dell’Edilizia Digitale in programma a Caserta dal 5 al 7 Maggio 2022.